Giovanni Boccaccio, conosciuto anche come il Certaldese, è una figura di spicco nella letteratura del XIV secolo. Delle sue tante opere, la più famosa è il Decameron, una raccolta di 100 novelle scritte tra il 1349 e il 1353 (non si è raggiunto ancora un parere unanime sulla data di stesura). Boccaccio, con questa opera, influenzò molti altri autori comeGeoffrey Chaucer. Per comprendere appieno lo scritto bisogna rifarsi allo stile di vita della cultura umanista e rinascimentale.
Il libro inizia narrando la storia di un gruppo di giovani che si trovano costretti a vivere fuori Firenze per una decina di giorni per scappare alla peste nera che aveva falciato vittime in tutta Europa. I giovani per passare il tempo, decidono di raccontare, a turno, delle novelle che spesso avevano un’impronta umoristica con frequenti richiami all’erotismo. Fu questo aspetto e relegare il Decameron nelle opere immorali e scandalose, fino ad essere censurato dalla storia della letteratura.
Boccaccio mette l’allegra combriccola composta da sette ragazze e tre ragazzi, tutti di elevata condizione sociale, alle porte di Firenze per una decina di giorni, in attesa che passi la peste. I giovani ballano, cantano, si divertono come possono ma non dimenticano di pregare per la loro salvezza. Per riempire le ore dopo il pranzo, i ragazzi incominciano a raccontarsi storie fantasiose, tranne il venerdì che era dedicato alla preghiera e il sabato che serviva alla cura personale delle donne. Ogni giorno veniva eletto un re che decideva il tema della novella a cui tutti si dovevano ispirare per i loro racconti. Solo Dioneo, che è il più giovane del gruppo, sarà esentato dall’obbligo del tema, ma dovrà essere l’ultimo a ravvontare la novella. I narratori sono stati battezzati con strani nomi: Pampinea, Filomena, Neifile, Filostrato, Fiammetta (l’amata di Boccaccio), Elissa, Dioneo, Lauretta, Emilia e Panfilo. La particolarità di questo scritto è che nonostante le novelle abbiano come fonte lo stesso tema, sono tutte molto diverse l’una dall’altra e affrontano virtù, vizi, atteggiamenti psicologici e morali dell’epoca proprio perché Boccaccio voleva rappresentare una panoramica sulla civiltà del Trecento.
L’opera si apre con un proemio che racconta i motivi che l’hanno spinto alla composizione. Boccaccio sostiene che lo scritto è dedicato a tutti quelli che sono afflitti da pene d’amore, in particolare al pubblico femminile, ossia alle donne che amano. Sempre a detta dello scrittore, si rivolgeva alle donne perché non avevano le stesse possibilità di svago degli uomini, molte pratiche gli erano vietate così, secondo lui, nel suo scritto avrebbero trovato sollievo e soluzioni alle loro sofferenze.
Tra i temi trattati, oltre all’amore che fa da padrone, troviamo la Fortuna che appare spesso inaspettatamente; la Natura che si presenza come forza primordiale; il dolore; le virtù; la follia presente a più riprese insieme alla beffa o all’amore; l’arguzia; la prontezza di spirito. Leggendo con attenzione, oltre ai temi principali, è possibile travisare anche altri argomenti come quello dell’individualità. Boccaccio, per la stesura dell’opera, si è rifatto a conoscenze antiche come, ad esempio, l’uso della cornice tipico della novellistica araba e orientale in genere; la brigata che conversa piacevolmente dopo pranzo si rifà ai Saturnalia di Macrobio; le avventure, anche oscene,sono tipiche del filone delle Satire Menippee.